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In Pillole: Hyperdontia – Burial Invocation – Psychotomy

  • Hyperdontia – Nexus of Teeth (2018, Dark Descent)

Primo full (dopo un l’EP dell’anno scorso “Abhorrence Veil”) per gli Hyperdontia, combo turco/danese dedito ad un inquietante e perverso death metal di chiara estrazione americana (ma non solo).

“Nexus of Teeth” possiede al suo interno tutte le carte in regola per fare la felicità della scuola più marcescente e perversa anni ’90: se è vero che il primo nome che viene in mente sono gli Incantation, è altrettanto vero che i simpatici Malik e Mustafa infettano il nero verbo di McEntee con le degenerazioni della “Nuova Carne” di Cronenberghiana memoria. Lungo i solchi di “Nexus of Teeth” e facile perdersi nei maelstrom sonoro dato dal riffing putrido e lancinante, dal growling asfissiante e dai blast-beat tentacolari di Tuna, il tutto davvero di ottima fattura, ma a fornire la marcia in più che distacca gli Hyperdontia dalla maggior parte degli Incantation-wannabe sono i miasmi pestilenziali della carne che marcisce e delle infezioni purulente che aleggiano per tutta la durata dell’album.

Un lavoro che gioca tanto sulla violenza primigenia (ma il lavoro di chitarra è tutt’altro che banale) quanto sulle atmosfere morbose e maligne non disdegnando qualche capatina nella fredda Finlandia.

Consigliatissimo.

 

Burial Invocation - Abiogenesis

 

  • Burial Invocation – Abiogenesis (2018, Dark Descent)

Full-Length d’esordio sulla lunga distanza per i turchi Burial Invocation, fermi al 2011 con lo split “Decomposing Serenades” che seguiva l’ottimo “Rituals of the Grotesque” dell’anno precedente. Fortuna che c’è mamma Dark Descent che porta pazienza e supporta questi tre matti e permette loro di rilasciare sul mercato “Abiogenesis”, compendio di pesantissimo death metal senza compromessi. Ma nel caso foste già pronti a ritenere i turchi il solito gruppo derivativo fermatevi subito: i Burial Invocation, forti di un songwriting estremamente strutturato e dalle indubbie doti tecniche, ci consegnano un lavoro criptico e monolitico, all’interno del quale la band mescola le numerose influenze in maniera tanto coerente quanto imprevedibile. Bravissimi nel mantenere quanto di buono fatto negli scorsi lavori ma di espandere il discorso, i Burial Invocation attingono a piene mani sia dai mostri sacri del genere (Incantation, Morbid Angel) sia dai nuovi Dei (Dead Congregation, Cruciamentum), donando poi alle lunghe composizioni venature progressive (a livello di strutturazione dei brani) che richiedono più ascolti per essere digerite pienamente.

“Abiogenesis” è un raro esempio di rispetto per le tradizioni fresco e stimolante, dove la tecnica va di pari passo con i contenuti e le idee, da far ascoltare a tutti quelli che “Eh ma è sempre il solito death metal di 20 anni fa”…

 

Psychotomy - Aphotik

 

  • Psychotomy – Aphotik (2018, Everlating Spew)

Secondo lavoro per questa band vicentina composta per due terzi da donne, e che donne!!!

Lungi da loro inventare qualcosa di nuovo, gli Psychotomy con “Aphotik” ci immergono in un death metal paludoso, oscuro ed ossessivo che segue la via tracciata dalla scuola newyorkese di Incantation e Immolation, con qualche brevissima spruzzata di Morbid Angel e Ulcerate che non fanno mai male.

E quindi siamo tutti contenti, perchè forti di ottime capacità tecniche e ottime intuizioni in fase di songwriting, la band capitanata dalla chitarrista/cantante Lory (ottimo il suo growling) pesta duro dall’inizio alla fine e consegna un disco privo di cali di tensione, ricco di cambi di tempo e soluzioni fra assalti all’arma bianca, decelerazioni opprimenti e dissonanze disturbanti. Il songwriting non ne esce mai appesantito ma al contrario i brani riescono a risultare tanto essenziali quanto mai banali o eccessivamente derivativi.

Se è pur vero che non siamo di fronte ad un capolavoro, è altrettanto vero che per un deathster come il sottoscritto lavori come “Aphotik” non devono mai passare inosservati o sottovalutati.

Bravissimi/e, e ora rimaniamo in attesa del terzo album.